Commedia di Mezzo

La Commedia di Mezzo (μεση) rappresenta una fase evolutiva della comicità greca che gli storici collocano tra il Pluto di Aristofane e il Misantropo di Menandro  (sec. IV-III a.C.), cioè tra la Commedia Antica e la Commedia Nuova.

Della Commedia di Mezzo non ci è pervenuta nessuna opera completa, ma conosciamo circa 57 poeti e possediamo 607 frammenti, la maggior parte dei quali sono riconducibili ad Antifane di Rodi, il maggiore esponente. Altri autori sono Alessi e Anassandride.

 

La  fonte dalla quale ricaviamo le notizie più importanti sulla commedia di mezzo è l’opera di PlatonioSulla commedia greca”, nella quale, tra l’altro, leggiamo:

Ai tempi di Aristofane, Cratino ed Eupoli dominava ad Atene la democrazia… tutti avevano libertà di parola, perciò gli autori di commedie non avevano alcuna remora a schernire strateghi, giudici disonesti e cittadini avari o dissoluti…
Con il prevalere dell’oligarchia, la paura si impadronì dei poeti: non era infatti più possibile prendere di mira qualcuno apertamente, perché quelli che si ritenevano lesi citavano in giudizio i poeti… I poeti della commedia di mezzo cambiarono gli argomenti e trascurarono i canti del coro… si volsero a prendere in giro storie raccontate da altri poeti… Anche le parabasi scomparvero

Principali caratteristiche:

  • la messa in pratica dei cambi scenici (peraltro già presenti anche in Aristofane e in Menandro).
  • perdita d’importanza delle parti liriche, ossia delle parti corali
  • grande spazio ai racconti della vita quotidiana della società
  • lento abbandono dei temi legati all’attività politica
  • il linguaggio più castigato
  • è una commedia disimpegnata, a differenza di quella Antica
  • vi è l’inserimento di vicende amorose che erano assenti nella Commedia Antica
  • La Commedia di Mezzo rappresenta una fase di passaggio, poichè l’uomo politico cede il posto all’uomo privato. Vi sono stati dei segni premonitori di questo fenomeno in Aristofane in Pluto e in Euripide nello Ione.
  • Se nella Commedia Antica, accanto alle figure di personaggi immaginari, venivano spesso portati in scena personaggi reali e contemporanei della vita politica e sociale della città, i quali venivano perfino sbeffeggiati e ridicolizzati, quando la fine della libertà della polis decretò anche la fine della Commedia Antica,  i personaggi reali scomparvero e vennero messi in scena solo personaggi immaginari che rappresentavano gli stereotipi dei cittadini.

Medea

Tra i contenuti più frequenti nella commedia di mezzo vi è la satira di episodi famosi della mitologia, già presente anche nel tardo Aristofane, presa in giro di storie raccontate da altri poeti, la beffa verso cittadini di altre regioni, l’approfondimento di tipi umani ed ancora qualche presa di posizione politica.

I titoli delle commedie di Antifane, per esempio,  ce ne danno la prova:

Alcesti, Medea, Filottete, Baccanti (temi mitologici), Massaggiatrice, Contadino, Ereditiera, Medico (tipi umani), La donna di Delo, La donna di Lemno (cittadini di altre regioni).

La Palliata latina  (v. GLOSSARIO) di Plauto e Terenzio si ispira a questo tipo di commedia e ci consente di farci un’idea su di essa più che gli scarsi frammenti che ci sono pervenuti.

Solo frammenti, infatti, abbiamo delle commedie di questa fase.

Alessia Dessalvi e Carolina Trusiano

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