Samia

Personaggi


CRISIDE, etera  di Samo e concubina di Demea
MOSCHIONE, figlio adottivo di Demea
PLANGONE, fidanzata di Moschione
DEMEA, padre adottivo di Moschione
NICERATO, padre di Plangone
PARMENONE, servo di Demea

Trama


Durante una festa cittadina, Moschione, in preda all’alcol, ha violentato la vicina di casa Plangone da cui è nato poi un figlio. Moschione promette comunque che sposerà la giovane Plangone. Tutto è avvenuto all’insaputa dei genitori dei due giovani, i quali sono in viaggio a Bisanzio.

Moschione, informato del ritorno del padre Demea, non ha il coraggio di rivelare la paternità del bimbo ormai nato e chiede l’aiuto di Criside, etera di Samo e concubina di Demea. Il bambino viene fatto passare come il figlio di Criside, la quale aveva effettivamente da poco dato alla luce un bimbo, morto dopo pochi giorni. La donna finge di essere la madre del piccolo fino a quando Moschione non troverà il coraggio di confessare  al padre ciò che è successo. La questione sembra quindi quasi risolta quando i due anziani genitori (Demea e Nicerato) rientrano dal viaggio e Demea scopre accidentalmente, mentre si trova in dispensa, che il bambino di Criside è di Moschione (ne parla la vecchia balia). A questo punto, estremamente infuriato, Demea, convinto che ci sia stata una tresca fra Criside e Moschione, decide di cacciare di casa Criside, la quale va poi a lamentarsi presso Nicerato, che si mostra comprensivo e decide di accoglierla nella sua dimora.

Moschione, intanto, comprende il malinteso e l’errore di Demea, e gli dice la verità. A questo punto è Nicerato a rimanere però sconvolto dalla visione della figlia che allatta il piccolo di Criside e, preso da una collera folle, viene fermato da Demea, che gli racconta come sono andate realmente le cose: il bambino è di Moschione e di Plangone.

Ora Moschione vuole punire il padre per averlo sospettato ingiustamente di  un’azione tanto grave e finge di volersi arruolare come soldato per farsi pregare a restare. Demea si scusa col figlio e Moschione accetta le nozze per amore di Plangone, che vengono istantaneamente celebrate.

Matteo Gili & Eleonora Pantoli
                                                                                                                
Commento

La “Donna di Samo” (Σαμια) è assieme agli Επιτρεποντες la più seria delle commedie pervenuteci di Menandro; il prologo è focalizzato, cioè recitato da un personaggio interno all’azione scenica, in questo caso Moschione. Lo schema drammaturgico di base è incentrato sui rapporti familiari.

Anch’essa può, senza ombra di dubbio, come altre, esser considerata una “commedia degli equivoci“, caratteristica, tra l’altro, peculiare di molte altre trame della Commedia Nuova. In tutto lo svolgimento della vicenda, ciò che possiamo notare è l’assoluta buona fede dei personaggi coinvolti e la mancanza di malvagità. Nonostante questo, la situazione è destinata a precipitare.

Motivo degli equivoci presenti è il silenzio di cui si avvalgono principalmente due figure: la prima è quella di Moschione, il quale, al ritorno dal lungo viaggio a Bisanzio di Demea, non se la sente di affrontare le proprie responsabilità raccontando al padre come stanno davvero le cose, incrementando di conseguenza in lui la convinzione che il figlio non sia della vicina di casa Plangone, figlia di Nicerato. La seconda, invece, Criside (la donna di Samo del titolo), tace esclusivamente per preservare la rispettabilità della vera madre. Tuttavia, com’è solito accadere, tali fraintendimenti alla fine trovano la loro chiarificazione e si celebrano le nozze.

Tra tutti i protagonisti dell’opera, colei che attira più degli altri per il carattere sensibile ma nello stesso tempo forte è, appunto, Criside.  Essa infatti è stata capace di sopportare tutte le offese e le ingiurie più pesanti da parte del convivente, non venendo mai meno alla solidarietà femminile, cui fin da subito si è votata. Infatti Demea, sconvolto dopo aver sentito da una serva che il vero padre del bambino era Moschione e averne dedotto che quest’ultimo avesse avuto una relazione con lei, la caccia di casa senza dirle la vera ragione, sforzandosi invece di giustificare il comportamento del figlio. Di qui si evidenziano due altri temi di cui questa commedia si fa portavoce, ossia la solidarietà e la comprensione della natura umana. Anche l’originalità relativa al personaggio di Demea fa di esso un personaggio interessante da analizzare: possiamo identificarlo come personaggio comico tradizionale (il vecchio innamorato di una giovane ragazza) ma distaccato da questa definizione per almeno due elementi sostanziali: il suo vergognarsi delle smanie senili ed il suo cercar di non risultare ridicolo e vergognoso nelle proprie azioni.

Alessandra Polidetti

Il personaggio più affascinante e intenso è certamente quello di Criside, che si contraddistingue dagli altri per la sua grande umanità:  è stata capace, infatti,  di mettere in secondo piano se stessa, i suoi sentimenti (e da un certo punto di vista anche la dura verità), per difendere e proteggere Plangone. Questo è infatti un altro tema importante della commedia (presente anche in altre opere di Menandro), cioè la solidarietà femminile e la manifestazione del sentimento di umana comprensione che investe non solo la donna, ma anche gli uomini, i servi ecc..

Chiara La Spisa

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